Da dove partire per dare un futuro alla propria impresa

La risposta più ovvia a questo quesito sarebbe guardare fuori, guardare al mercato, ma non basta.
Serve guardarsi dentro e comprendere se la propria azienda è in grado di rispondere alle sfide della crescita, alle congiunture economiche e al mondo smart.

Oggi ti spiego i passi necessari da fare per poter trasformare la tua organizzazione in un agente stesso del cambiamento, iniziamo per gradi.

RIMODELLARE L’ASSET ORGANIZZATIVO

No, non si tratta dell’ennesimo organigramma, non sarà certo la distribuzione dei ruoli messa linearmente su carta e nei rettangoli a fare la differenza.

L’organizzazione non deve ingabbiare il potenziale umano, ma deve aprire le proprie finestre sul mondo, sulle sfide, sui trend, sulle idee e sapere rispondere con metodo ai problemi che ogni giorno tutti affrontiamo.

Sono sicura che sono successe anche a te, situazioni in cui improvvisamente cala il fatturato, alcune persone non fanno tanto di più rispetto a quello che prevede la propria mansione, volte in cui ti concentri su un obiettivo e il risultato non arriva mai.
Concorrenti con cui fai la battaglia all’ultimo centesimo, situazioni in cui pensi di aver agito sulla causa di un problema e questo invece si ripresenta poco dopo.
A volte succede di esultare per una vendita inaspettata e di non aver più visto quella tipologia di introito, e quando le cose non vanno ti concentri a trovare i colpevoli invece che soluzioni.

Ed è proprio affrontando tutto questo che la tua organizzazione deve imparare ad apprendere.

L’azienda prima di tutto è fatta di persone che se messe nelle condizioni giuste possono dare il meglio per sé e per l’organizzazione, siamo ben oltre la motivazione, qui ci vuole coinvolgimento.

La realtà è in continuo cambiamento, viene chiamata “era della conoscenza”, le cose si connettono e parlano.

Lotti su un mercato globale con concorrenti internazionali, un tweet può spostare gli indici di borsa e l’asset strategico delle aziende tornano ad essere le persone, ma attenzione con un ruolo attivo e interattivo.

Il lavoro di gruppo permette di guardare l’immagine più grande al di là delle prospettive dei singoli e agendo sulla padronanza personale delle competenze si promuoverà a sua volta la motivazione a continuare ad apprendere e genererà consapevolezza che le azioni hanno un impatto sul mondo.

Negli ultimi anni si è presa più consapevolezza che parte del capitale umano di un’azienda è composto dai Knowledge worker, ovvero coloro che dominano la conoscenza e diventano fattore critico di successo per il business e loro stessi.

KNOWLEDGE WORKER: UNA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE

Chi c’è dietro questa nuova figura professionale? Cosa fa?

Cercherò di descrivervi in breve le caratteristiche di un Knowledge worker.

Il Knowledge worker è un grande professionista e usa lo smart working per lavorare.

Soffre la burocrazia e il controllo, promuove la formazione costante e l’arricchimento di esperienze lavorative sempre nuove, ama la cooperazione e una sana competizione professionale in un contesto capace di cambiare.

È caratterizzato da una grande autonomia, vive il lavoro come una personalissima ricerca e si assume la responsabilità di quello che fa, mette in campo il coraggio per seguire i suoi sogni e le sue idee, ed è capace di gestire le conseguenze positive o negative.

Cosmopolita, è aperto al mondo, grazie alle capacità linguistiche è in grado di interagire su più fronti, si sente a casa ovunque, ama il cambiamento e spostarsi in nuovi luoghi.

Grande “smanettone” usa la tecnologia a suo vantaggio e sa quando disconnettersi.

Non ama gli stereotipi o pregiudizi, mantiene saldi e forti i rapporti con la sua comunità e il proprio network. Si costruisce la sua strada e il proprio percorso professionale.

Ha uno spirito agile, non può fare a meno della rapidità di azione specialmente se sostenuta e amplificata dalla tecnologia, è agile nei fatti, nelle azioni e nel pensiero.

In poche parole sono professionisti, autonomi e in grado di avere un buon impatto sull’asset organizzativo proprio per la loro indipendenza e la capacità di contribuire con una visione multicanale seguendo le direttive del loro leader. Sono un valore aggiunto.

I LEADER DEVONO EVOLVERE

Tutto questo ha bisogno di un capo?

Se l’organizzazione cambia, i lavoratori hanno nuove modalità di lavorare, il capo d’azienda può continuare ad esercitare la sua leadership come prima?

C’è un prima e un dopo, ma soprattutto un domani ed è fondamentale analizzare il proprio stile di leadership, essere consapevole dei propri punti di forza e della capacità di coinvolgimento sociale in grado di instaurare un clima di fiducia e onestà.

Il capo è la fonte morale dell’azienda e di integrazione e la categoria dei leader dovrà evolvere per poter governare le imprese di oggi e di domani.

 

Marzia Maiorano
Responsabile Progetti di SMART DESK

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